Mag 26

Motogiro 5: Val Boreca e Val Staffora

Sì, questo è un bel giro. Non che gli altri finora descritti non lo fossero, intendiamoci. Però questo è qualcosa in più. Fatto ad un’andatura che permette di godere del paesaggio più che delle curve, visto che per lunghi tratti la strada è stretta e l’asfalto non è che sia proprio un biliardo, questo giro assicura 3 ore circa a cavallo tra Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, attraversando posti noti come l’alta Val Trebbia – bellissima, un vero parco giochi… ma occhio ai velox, specialmente nei fine settimana! – e luoghi quasi dimenticati come, appunto, la Val Boreca.

L’itinerario parte dall’uscita Castel San Giovanni dell’Autostrada Torino – Piacenza e nella prima parte ricalca il già descritto percorso che porta al Passo del Penice. Fin qui nulla di strano, una classica uscita domenicale dei motociclisti milanesi. Dalla sommità del passo – dopo un caffè d’obbligo presso “Lo Scarpone” – si scende verso Bobbio. Ancora, fin qui, nessuna sorpresa. La strada è normalmente in buone condizioni. Bobbio può anche meritare una sosta, da vedere il ponte “gobbo” sul Trebbia ed il centro della cittadina. Proseguite poi verso l’alta valle, dopo poche curve inizierete a capire perché Hemingway l’avrebbe definita “la valle più bella del mondo”. Per un attimo dimenticate la strada, dimenticate il motore che canta sotto di voi e guardatevi attorno: siete nel nulla, in mezzo alla natura in uno scenario fatto di boschi, rocce scoscese ed il fiume che scorre tranquillo sotto di voi. Bene, ora potete tornare a considerare che state guidando una motocicletta: la strada è a doppia corsia, larga il giusto e con curve che sembrano messe lì apposta per essere affrontate con il coltello tra i denti. Però… non esagerate. Siete comunque su strada e non in pista, e se dietro la curva trovate un camion o un trattore con gli erpici ad altezza casco… ecco, poi non dite che non lo sapevate.

Ad un certo punto svoltate a destra, seguendo le indicazioni per Zerba, superate lo stretto ponte sul Trebbia. Qui le cose cambiano, la strada si fa stretta, a tratti viaggerete coperti dalla vegetazione. Benvenuti nella Val Boreca, un territorio a bassissima densità abitativa, tanto che in tempi recenti è tornata ad essere segnalata la presenza del lupo.

La strada sale, a tornanti, fino a Zerba. Poi sale ulteriormente, in costa alla montagna, stretta e con fondo irregolare. Inoltre, potrebbero sempre esserci dei massi caduti dall’alto, nonostante le reti di protezione. Non è esattamente una strada da fare mettendo il ginocchio a terra in ogni curva, però l’ambiente compensa ampiamente l’andatura turistica. Si prosegua oltrepassando Vesimo e Pej, fermandosi poi presso la chiesetta indicata dal punto K della cartina.

Val Boreca 04Dopo le foto di rito e qualche passo per sgranchire le gambe, ritornare a Pej e da lì prendere la SP90 verso Pian dell’Armà. Dopo un primo tratto in falsopiano che attraversa quelle che in inverno sono piste da sci, la strada precipita poi verso la Val Staffora. Come sempre, attenzione al brecciolino, in particolare sulle curve. Chi vi scrive l’ha percorsa alla fine del mese di Maggio 2012 e le condizioni del manto stradale erano… un ottimo sterrato. Una volta discesi a fondo valle, da Casanova in poi, la strada torna a migliorare: bentornati nel “parco giochi” dell’Oltrepo Pavese.

Proseguire poi lungo l’itinerario, sempre facendo attenzione ai limiti di velocità. Fermatevi pure a Varzi, per gustare un bicchiere (uno solo!) di Bonarda accompagnato dall’ottimo salame omonimo per ripartire poi in direzione Casteggio -> Stradella -> Castel San giovanni. Volendo si può andare a prendere l’autostrada già a Voghera.

Periodo consigliato: da inizio maggio a fine ottobre.

Feb 26

Dal C.I.M. – Un paragone interessante: sesso e moto, la sicurezza è basilare !

Un interessante articolo con filmato, dal sito Internet del Coordinamento Italiano Motociclisti, che spiega perché andare in moto in canotta e infradito può nuocere alla salute…

Apri l’articolo per visualizzare il link.

Nov 04

Motogiro 4: Passo di Valcava, Mandello del Lario, Bellagio

Questo è un giro molto bello che consiglio di fare in autunno, quando ancora non fa freddo ma si può già osservare il fenomeno del “fogliage”, come lo chiamano gli amici d’oltreoceano. Certo, nel mese di Ottobre non è così facile trovare la giornata giusta, con il sole e senza nebbie in pianura… Va da se che il motociclista un po’ deve soffrire, almeno dal punto di vista termico.

Sinteticamente: si tratta di risalire la Valle Imagna, in provincia di Bergamo, fino alla località Valcava, sorta di balcone sulla Pianura Padana. Località strategica per l’installazione di impianti per la trasmissione radiotelevisiva, è costellata da diverse “torri” alte diverse decine di metri, dalla quale viene diffusa la gran parte dei segnali radio e TV ricevuti in Lombardia e non solo. [flickr id=”6291545247″ thumbnail=”small_320″ overlay=”true” size=”large” group=”” align=”right”]

Prestare attenzione nel percorrere la Valle Imagna poiché è costellata di Autovelox, rispettate i limiti, sempre. E’ ovvio che se c’è chi continua a scambiare le strade di montagna per delle piste… non lamentiamoci poi per la repressione che le autorità locali mettono in atto. [flickr id=”6292064342″ thumbnail=”small” overlay=”true” size=”large” group=”” align=”left”]

Dal Passo di Valcava, si scende poi verso Calolziocorte e Lecco. A tal punto i frettolosi potranno scegliere di infilarsi nella Galleria San Martino, by-passando la città e rientrando sulla “vecchia” statale poco prima di Abbadia Lariana. Personalmente invece, pur aborrendo il traffico, consiglio di entrare in Lecco e percorrere il lungolago. Appaga a sufficienza l’occhio…

Dopo Abbadia Lariana, non posso non indicare una sosta a Mandello del Lario, fermandosi magari davanti al cancelllo rosso di Via Parodi, sede storica della fabbrica Moto Guzzi. [flickr id=”6158592136″ thumbnail=”small” overlay=”true” size=”large” group=”” align=”right”] Lo so, ad oggi le fusioni le fanno a Noale e a Pontedera… però tutte le attuali Moto Guzzi vengono comunque assemblate e provate qui. Non lontano dallo stabilimento, nella piazza del Municipio, c’è il monumento a Carlo Guzzi con dedica “dai motociclisti del mondo”. Può valere una visita ed una birra nel bar antistante.

Lasciata la Mecca del guzzismo, si procede verso Varenna, da dove parte il traghetto per Bellagio (per orari e tariffe consultare il sito www.navlaghi.it), situata in cima al Triangolo Lariano.

Una volta sbarcati a Bellagio si ripartirà in direzione Lecco, percorrendo la strada che costeggia il Lago, già tracciato dello storico “Circuito del Lario”. Molto bella e panoramica ma abbastanza stretta. Anche se è difficile, conviene mantenere il polso destro saldamente collegato al cervello.

Una volta tornati a Lecco si può rientrare verso Milano e le Autostrade percorrendo la SS36 o la SS342.

Lug 05

Motogiro 3: Passo del Vivione, Aprica, Passo San Marco

Questa è una variante al giro #2  che aggiunge, oltre alla tranquilla ascesa all’Aprica, due salite abbastanza impegnative quali il Passo del Vivione ed il Passo San Marco (salendo dalla Valtellina).

Da Schilpario, seguendo le indicazioni per il Passo del Vivione, proseguire lungo la stretta strada che lambisce ed in parte attraversa la pineta. Prestare molta attenzione poiché la strada è molto stretta e, in particolare a inizio stagione, può esservi del brecciolino che non è piacevole trovare in curva… La strada sale, quasi senza protezioni, verso il Passo. Purtroppo, oltre alla foto che vedete con la moto a bordo strada, non ho altre foto di questa giornata poiché al baretto-rifugio in cima al passo era pressoché impossibile fermarsi a causa dell’affollamento di motocicli. La discesa verso la Valcamonica è, se possibile, più impegnativa della salita: occhio alle curve strette e ceche!

Ripresa la Statale del Tonale, la si percorre fino a Edolo, per poi svoltare verso Corteno Golgi, Aprica e la Valtellina. La strada che sale ad Aprica non è nulla di che, la discesa presenta qualche bella curva ma la strada è ampia e l’asfalto (a Luglio 2011) è buono.

Arrivati a Tirano, si prende la strada che percorre la Valtellina… nulla di che, dritta, trafficata, relativamente stretta, si passa in mezzo ai paesi e la minaccia autovelox è sempre presente. Purtroppo però non vi sono molte alternative per raggiungere Morbegno, dove inizia la strada che porta al passo San Marco. Questa strada, è molto bella ed è anche impegnativa ed il divertimento sta nel giusto bilanciamento delle due cose. E’ abbastanza stretta, nell’ultimo tratto si può rimanere in balia di un gregge… ma il panorama, l’aria fresca e la soddisfazione di essere lassù valgono lo sforzo.

Anche in cima al San Marco non mi potei fermare: erano quei giorni del Luglio 2011 nei quali una cappa di caldo “africano” gravava sul nord Italia e a quanto pare non fui il solo ad avere la brillante idea di sfuggire al caldo salendo in montagna: Le moto posteggiate iniziavano almeno 200 metri prima dello scollinamento e proseguivano in discesa per altrettanti metri… praticamente ogni buco nel quale si poteva infilare una moto era stato sfruttato!

La discesa verso la Val Brembana è molto piacevole. Strada ampia – tenendo conto che si è in alta montagna – ed asfalto rifatto da poco (dati sempre riferiti al 2011). Un piacere da percorrere fino in fondo. Poi, una volta nel fondovalle la strada non ha più molto da dire: dritta, gallerie (che però baypassano i paesi e quindi non sempre vengono per nuocere), ogni tanto semafori. Si giunge a Bergamo in tempi abbastanza brevi, dove questo giro finisce.

Giu 09

Su di me e sulle moto (per tacer del Garelli)

Come accennato nella pagina iniziale di questo blog… sono uno che è diventato motociclista per caso. A 14 anni non ho avuto il motorino e le uniche esperienze di motori e motorini che ho avuto sono state grazie alla Vespa di un amico – quanti chilometri in due in mezzo alle campagne! – oppure al Ciao scroccato a qualcun’altro. Per il resto no, non c’erano soldi, non ci sarebbe stato un posto dove tenerlo. In realtà in “famiglia” un motorino c’era: un Garelli di sconosciuto modello appartenente a mio nonno, che lo usava si e no una volta all’anno… Lo teneva come un gioiello, una volta all’anno lo portava su dalla cantina, lo puliva, faceva manutenzione, lo metteva in moto e si accendeva al primo giro di pedale. Con il senno di poi, penso che fossero tutti terrorizzati dal ciclomotore poiché in tempi non sospetti quello stesso nonno cadde con il motorino e, per sua ulteriore sfortuna, andò a finire di faccia su una bottiglia di vetro che gli apri in due una guancia. Chi lo ricucì fece un mezzo miracolo ma, comunque, il suo viso rimase leggermente sfigurato per il resto dei suoi giorni. C’è da dire che questo avvenne prima che io nascessi e ricordo che in Italia il casco divenne obbligatorio intorno alla fine degli anni ’80. In ogni caso, niente due ruote a motore, nonostante il nonno ed uno zio che in gioventù era stato guzzista. Nein! Verboten! Giusto un ulteriore aneddoto: tutte le cose belle finiscono, mio nonno venne a mancare e pochi mesi dopo ci saremmo dovuti trasferire fuori “città”, in un paesino di campagna ben poco servito. E in tutto ciò io non avevo ancora la patente per l’automobile, avrebbe potuto essere la riscossa del Garelli. Piuttosto che farlo finire in mano mia… la nonna si accordò con la Caritas perché lo ritirasse come rottame. Fine delle ambizioni a due ruote per i successivi 12 anni. Ovviamente, bicicletta esclusa.

Giu 08

Motogiro 2: Valli bergamasche e Passo della Presolana

Secondo giro, affrontato già con scooter giapponese 300cc. Stavolta si allarga un po’ il raggio d’azione e l’impegno necessario.


Visualizza Valli bergamasche in una mappa di dimensioni maggiori

Come si evince dalla mappa (thanks Google), il giro inizia dall’uscita dell’autostrada A4 a Seriate (BG). Si Prosegue percorrendo la SS42 “del Tonale e dell’Amendola” costeggiando il lago d’Endine (variante panoramica: percorrerlo sulla sponda opposta seguendo le indicazioni per Monasterolo del Castello).Giunti a Piangaiano lasciare la SS42 e seguire le indicazioni per Solto Collina. [flickr id=”4635357395″ thumbnail=”medium” overlay=”true” size=”small” group=”” align=”right”]Subito dopo lo scollinamento entrare nella frazione Zorzino di Riva di Solto e seguire la via indicata nella mappa: dalla cima di Via Castello si può godere, nonostante la speculazione edilizia degli anni ’90, di uno dei più bei panorami sul lago d’Iseo e Montisola (che ricordo essere l’isola lacustre più grande d’Europa). Riprendere la via principale scendendo al lago a Riva di Solto, dove vi consiglio di fermarvi per un espresso al Caffè del Porto oppure un gelato da mangiare sulle panchine del lungolago.  [flickr id=”4635962204″ thumbnail=”small” overlay=”true” size=”small” group=”” align=”left”]  [flickr id=”4635962844″ thumbnail=”small_320″ overlay=”true” size=”small” group=”” align=”right”] Ripartendo dal paese, subito dopo la galleria fermarsi se possibile per ammirare le formazioni rocciose del Bögn di Zorzino. Proseguire poi per Lovere, dopo aver attraversato la cittadina di Castro, ancora dominata dai capannoni della ex-Italsider, facendo la parata per la strada del lungolago dove, in particolare nei fine settimana durante la bella stagione, sostano decine di motociclette. Uscire da Lovere andando a riprendere la noiosa SS42 che si andrà a percorrere fino a Darfo, dove la abbandoneremo in favore della “Via Mala” in direzione Schilpario. Sebbene il nome di questa strada sia tutto un programma, negli ultimi decenni è stata rimaneggiata e messa in sicurezza con numerose e lunghe gallerie che, per contro, hanno tagliato fuori tratti spettacolari in questa stretta valle scavata dal fiume Dezzo.

Schilpario è rinomata per la sua bella, lunga e molto tecnica pista di sci di fondo, anche se da qualche anno sono stati rimessi in funzione gli impianti di risalita della Conca di Epolo. Però, visto che si parla di giri in moto, si dà per scontato che ci andrete quando la neve sarà ormai un ricordo… quindi sappiate che Schilpario è una bella cittadina di montagna, non deturpata dalla cementificazione selvaggia, che sorge ai margini di una splendida pineta. Volendo da qui si può proseguire per il passo del Vivione (fatto, ne parlerò in un prossimo post) che però è normalmente chiuso fino agli inizi di Giugno… quindi noi inizieremo la parabola discendente di questo giretto, discendendo la valle di Scalve fino a poco prima di Vilminore, dove inizieremo a salire verso il passo della Presolana. La strada è normalmente bella e abbastanza larga anche se, come tutte le strade di montagna, le  sue condizioni possono variare anche in seguito ad un forte temporale. Quindi non prendete il fatto che ho staccato in salita una blasonata automobile sportiva come un’autorizzazione a ruotare il polso scollegando il cervello…

Dal passo si scende verso Clusone percorrendo ampi tornanti… e da qui in poi si può anche considerare finito il giro, anche se in realtà si prosegue poi per la val Seriana fino a rientrare a Bergamo al casello della A4: la strada è abbastanza trafficata, non molto larga, passa nei paesi e ci sono spesso postazioni autovelox per cui occorre prestare la massima attenzione alla guida e il paesaggio, comunque, è molto relativo.

Giu 07

Motogiro 1: Monte Penice

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Il primo giro, affrontato per la prima volta nel 2010 con il mio scooter di allora… E’ un giro classico a cavallo tra Lombardia ed Emilia Romagna e per me è diventato una sorta di rito che ripeto tutti gli anni. Si sale lungo la SS412 della Valtidone (attenzione agli autovelox attorno a Borgonovo) sfiorando la diga del Molato e salendo fino al Passo del Penice. Da qui volendo si può salire a piedi o in moto fino alla cima del Monte Penice, sopra ai ripetitori della Rai. In giornate di buona visibilità lo sguardo può spaziare su un’ampia fetta di pianura padana, fino a Milano ed alle Alpi.

[flickr id=”5859723753″ thumbnail=”medium” overlay=”true” size=”small” group=”” align=”none”]

Il percorso originale prevede la discesa in Val Staffora fino a Varzi per poi rientrare al punto di partenza sfiorando Voghera e Pavia.